
Se qualcuno si aspettava il salvatore della patria, l’uomo in grado di risollevare le sorti del calcio italiano, sarà rimasto deluso. Le candidature per la presidenza federale, dopo le dimissioni di Tavecchio scattate in seguito all’eliminazione azzurra dal Mondiale, sono state ufficializzate. Sono tre gli aspiranti alla poltrona di via Allegri, e tutti – chi più chi meno – portatori di questo o quell’interesse: in rigoroso ordine alfabetico, Gabriele Gravina (indicato dalla Lega Pro), Cosimo Sibilia (dai Dilettanti) e Damiano Tommasi (dall’Assocalciatori). Tutti contro tutti, almeno per ora. Già perché nelle due settimane che ci separano dal voto del 29 gennaio possiamo aspettarci di tutto, anche trattative e inciuci al ribasso.
Tuttavia, la grande novità di ieri non è nelle presenze confermate ma nell’assenza a sorpresa: Claudio Lotito non si è candidato. Nonostante gli annunci – pubblici e privati – alla fine il patron della Lazio non è riuscito a raccogliere le firme necessarie. Ci ha provato fino a mezzanotte, attaccato al telefono in un ristorante vicino alla Figc. Venerdì aveva tentato di forzare la mano in Lega sostenendo di avere l’adesione della maggioranza dei club di A. E in effetti, rispetto ai soliti schieramenti, aveva conquistato l’appoggio di Napoli e Sampdoria, che si erano uniti a Milan, Genoa, Udinese, Atalanta, Chievo, Verona, Crotone, ovviamente Lazio. Contrarie Juventus, Inter, Roma, Torino, Fiorentina, Sassuolo, Bologna, Cagliari e Spal. Ballava il Benevento. Risultato: Lega spaccata e incapace di esprimere una posizione comune sulla contesa federale.
Nei giorni successivi Lotito è andato alla ricerca delle firme mancanti, anche in Serie B. La A gli ha voltato le spalle: niente firma da parte del Benevento, niente maggioranza. La B, dove Lotito è altrettanto presente con la Salernitana, ha fatto lo stesso: su 22 club i sì erano 10 al massimo. Dunque, molto rumore per nulla. Già nel pomeriggio Urbano Cairo, a Radio 24, aveva confermato il suo pensiero espresso in assemblea: «A Lotito ho detto che è bravo come presidente e imprenditore ma per fare il bene comune ci vogliono persone con attitudini che lui non ha. Basta pensare a come è stata gestita la Lega negli ultimi anni: eravamo secondi dietro la Premier, ci hanno superato Bundesliga a Liga. Il sistema sta toccando il fondo. Non si può governare il calcio italiano a colpi di maggioranza, se ne può uscire solo se uno dei candidati avesse la capacità di unire le varie componenti. A quel punto, magari qualcuno ritirerà la candidatura».
Già, ma chi? Ora che il primo tempo – quello della presentazione dei nomi – è terminato, tutti e tre nutrono di arrivare al 29 e giocarsela, almeno per andare al ballottaggio. A Sibilia basterà prendere il suo 34% per arrivarci. Gravina dovrà convogliare su di sé il 10% di Ulivieri, a meno che non peschi parecchio in A e B già al primo turno. Viceversa, Tommasi confida nella compattezza delle componenti tecniche, altrimenti non ha grandi speranze. Una volta al ballottaggio, potrà accadere di tutto. Con una certezza: i voti della A, compresi quelli di Lotito, saranno decisivi.

Di
Redazione LaViola.it