
Come riporta il Corriere Fiorentino, diciotto reti segnati, tre punti più dell’anno scorso, due partite di fila senza prendere gol (quinta miglior difesa del campionato) e tre vittorie consecutive (il record recente però è di Sousa, che nell’ottobre 2015 arrivò a 5). I numeri aiutano a spiegare la metamorfosi viola e rilanciano le ambiziosi anche in un’annata definita dagli stessi protagonisti «di transizione».
Da oggetto misterioso infatti la squadra di Pioli si è trasformata in una legittima pretendente a un posto al sole, anche perché, se è vero che le grandi sono di un’altra categoria (Milan compreso, al di là delle difficoltà attuali), Atalanta (che gioca benissimo ma ha le coppe), Sampdoria e lo stesso Torino sono alla portata di Chiesa e compagni. Inseguire il sesto-settimo posto dunque resta obiettivo percorribile, in fondo se la Fiorentina è settima nonostante gli stenti iniziali, significa che la squadra vale. Di certo adesso l’allenatore viola ha trovato la quadratura del cerchio. Il 4-3-3, come detto e ripetuto ormai da tutti, permette a Benassi di partire da dietro e non giocare più spalle alla porta, ma allo stesso tempo anche alla difesa di essere più coperta e quindi prendere meno gol.
Il gioco poi migliora a vista d’occhio e le triangolazioni che hanno mandato in porta proprio Benassi a Benevento e mercoledì sera, dimostrano che l’intesa è in ascesa. E che il lavoro in allenamento inizia a pagare. L’attacco viola non era così prolifico nelle prime dieci partite da quattro anni: un altro dato che dice quanto questa Fiorentina stia provando ad andare oltre i propri limiti. L’esempio ovviamente è Simeone, centravanti perfino eccessivo nella sua generosità ma sempre utile alla causa. Pioli poi ha trovato un tesoro nell’argentino Pezzella (degno sostituto di Gonzalo) e una risorsa in Laurini. Il terzino last minute arrivato per tappare un buco dopo i disastri di Tomovic e ora titolarissimo e pure applaudito da tutto il Franchi.
La Fiorentina insomma non è solo Chiesa, Badelj («Difficile il suo rinnovo, è in scadenza e lo vogliono tutti — ha detto Sandro Mencucci al Brivido Sportivo — Chiesa invece ha un contratto lungo e vogliamo diventi un simbolo viola») e Astori. Pioli anzi sta trovando qualche fedelissimo anche in panchina: Eysseric infatti è entrato bene con il Toro e (senza Thereau) e si candida a nuovo protagonista, Gil Dias è in recupero e soprattutto Baba, che sembrava intristito in panchina, adesso è un valore aggiunto. Il senegalese ha fatto due gol in due spezzoni di gara, ha fatto segnare e preso un rigore: il periodo buio, forse, è davvero alle spalle.
Non è tutto oro quello che luccica però. E infatti ancora la Fiorentina i suoi difetti li ha. E belli evidenti. La fortuna (il palo di Cataldi sullo 0-1 a Benevento e la doppia traversa del Torino) ha nascosto qualche amnesia in difesa e nel palleggio, la squadra poi concede ancora troppo agli avversari e non riesce ad avere continuità di prestazione neppure all’interno della stessa partita. A Crotone potrebbe giocare un brutto scherzo il fattore stanchezza, perché affrontare tre partite in 7 giorni non è uno scherzo, soprattutto se la rosa non è costruita per esaltare il turnover. Veretout, tanto per citarne uno, ha finito la partita contro il Toro stremato, con le mani sui fianchi e le gambe doloranti. In Calabria (e dopo un viaggio nient’affatto agevole che partirà già domani all’ora di pranzo) dovrà stringere i denti e fare i conti con la grinta della squadra di Nicola. Così però va il calcio moderno: calendari fitti, pressione a mille, aspettative alte.
Se un anno fa di questi tempi già ci si interrogava sull’opportunità di tenere Sousa e sulla compattezza del gruppo viola, oggi però si può raccontare di una Fiorentina che inizia a piacere. Che batte la strada giusta. E che, piano piano, sta conquistando la fiducia del Franchi. Siamo solo a ottobre, la strada è ancora lunghissima. Ma i risultati che Pioli può già vantare, hanno spazzato via una belle fetta di pessimismo.

Di
Redazione LaViola.it