Come riporta Benedetto Ferrara su La Repubblica Firenze, lo ha richiamato Cognigni per resettare tutto. La Fiorentina di Macìa e Pradè andava cancellata, anche perché, facendo due calcoli, vendendo i migliori si poteva tirare su un bel po’ di soldi. Kalinic, Alonso, Borja Valero, Vecino: una vera cuccagna. Mettici anche Bernardeschi, ragazzo cresciuto in casa, e le tasche si riempiono di quattrini. E così il vecchio Corvino di nero vestito ha ripreso possesso del suo vecchio ufficio, ha ritirato fuori l’enorme gigantografia col suo ritratto, l’immagine di Padre Pio, ha asfaltato il passato prossimo e organizzato la sua missione: prima incassare e poi ricostruire. Niente di facile, però. Tanto per cominciare il suo datore di lavoro, cioè il numero uno vero e assoluto, gli ha giocato un brutto scherzo, tirando fuori, a sua insaputa, quel famoso comunicato sulla presunta e teorica cessione della società. Diego il padrone voleva mandare un messaggio ai fiorentini, del tipo «se non vi andiamo bene, compratela voi», ma vaglielo a spiegare agli agenti dei giocatori come funziona la faccenda da queste parti quando devi fare un contratto e convincerli a venire a Firenze, bella piazza, certo, ma fuori dai confini dell’Europa e con obiettivi al momento vaghi. Così salta Emre Mor, e salta anche Jesè, che preferisce lo Stoke City. Non resta allora che affidarsi a Mendes, il padrone del calcio portoghese e di mezzo calcio europeo. Il numero uno della Gestifute ha un rapporto stretto con Fali Ramadani e quindi con Carlos Freitas.
Il procuratore di Ronaldo ha tra i suoi giocatori il ragazzo che fa al caso della Fiorentina: si chiama Gil Dias, ha vent’anni ed è un esterno d’attacco mancino per potrebbe far comodo a Pioli, che per la verità aveva chiesto a Cognigni se per favore poteva avere in tempi brevi qualche giocatore già pronto per la serie A. Ma Dias rispecchia i parametri della C2 (Corvino-Cognigni): arriverebbe in prestito biennale (come accadde per Toledo “il colpo” cit.) con un diritto di riscatto (se ne parlerà chissà quando) fissato a 20 milioni. Lui è di proprietà del Monaco, la società francese che lo aveva appoggiato in Portogallo, prima in serie B poi al Rio Ave, dove ha giocato l’ultima stagione. L’affare è a un passo e diventa notizia il fatto che Dias è molto amico di Mbappè, come d’altra parte Benassi è amico di Berardi.
Il che non significa nulla, ma bisogna prenderne atto. Certo, per Corvino non sono giorni facili: da una parte il buon Pioli che scalpita e non riesce più a nascondere una certa preoccupazione, dall’altra i conti che devono tornare, gli ingaggi che devono dimagrire, i giocatori veri che preferiscono andare altrove, la proprietà che chiede qualche nome credibile per non fare brutta figura sui media, dove la Fiorentina ormai viene trattata come un outlet. E poi l’Inter si avvicina. Per non dire dei problemi insoluti che al momento sono ancora tali, vedi le fasce: a destra ci sta che alla fine giochi Tomovic, a sinistra manca un terzino. Sembra una barzelletta.
Così l’antico Corvino va sotto pressione. Ha respirato un po’ con Benassi e così accadrà anche con Simeone, scommessa che ci sta tutta, vista la garra dell’argentino, uno che se tutto fila liscio può entrare alla svelta nel cuore infreddolito dei tifosi. Il suo arrivo sarà annunciato a ore, a San Siro dovrebbe giocare lui. E Kalinic andrà al Milan. Il Cholito alla fine costerà più o meno 18 milioni, più del suo valore reale. Ma quando hai le tasche piene è normale che tutto costi di più. Insomma, Corvino è “ricco” e ha anche la missione di trovare un giocatore in grado di riaccendere un po’ di entusiasmo. Lui ha chiesto a Pioli un po’ di pazienza, perchè a fine mese qualcuno di quelli veri di un top team magari chiederà di giocare altrove perchè chiuso da compagni più forti o più benvoluti di lui.
Il mercato è anche questo e le occasioni a un certo punto arriveranno per tutti, e nessuno si vergogna di chiedere prestiti con riscatti dilazionati nel tempo e con la partecipazione dell’altra società al pagamento dell’ingaggio. Questa è la Fiorentina in questa estate dal profilo basso: amichevoli tristi, identità incerta, mercato apertissimo e un direttore generale sotto pressione: tasche piene e un ordine preciso dall’alto. Un po’ come la mamma che ti manda a comprare il latte con cinquanta euro. «Mi raccomando Pantaleo, riporta il resto». Già, fosse facile.
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Redazione LaViola.it