
La Fiorentina che dagli anni di Prandelli fino alla panchina di Montella è stata una delle squadre che nella serie A italiana ha totalizzato più punti, esprimendo anche un bel calcio, esportato anche in Europa, ha consentito a Paulo Sousa di giocarsi una sua idea di fare calcio solo per un girone d’andata, quello della stagione 2015/2016. Poi niente mercato a gennaio, quei rinforzi in difesa richiesti fin dal ritiro di Moena mai presi in considerazioni.
Ancora più imbarazzanti gli acquisti che le due sessioni di mercato della stagione 2016/2017 hanno portato nella rosa viola. Il portoghese si è visto spegnere il suo sogno. E da quel momento si è interrotta anche la linea di comunicazione tra il tecnico e la società. Il tecnico ha sposato il pragmatismo sostituendolo alla filosofia del sogno di quel fantastico girone d’andata del campionato 2015/2016 quando i viola meritarono gli applausi di tutti gli appassionati giocando un bel calcio.
Così le conferenze stampa di questa stagione 2016/2017 hanno visto sempre il portoghese ‘gentile’ sulla difensiva, ripetendo che il suo lavoro è di migliorare i suoi giocatori e con la motivazione e il lavoro sul campo portare la squadra ad affrontare ogni partita con la convinzione di poter giocarsela contro chiunque. Alcune scelte – talune formazioni di partenza o alcuni cambi – in alcuni momenti della stagione sono sembrate anche delle provocazioni e tali le ha valutate molta parte di una stampa fiorentina che ad un certo punto ha osteggiato Sousa anche se non si sono raggiunti i contrasti del rapporto tra la critica e la Roma spallettiana.
È stata una Fiorentina altalenante quella che si appresta a chiudere una stagione che la tiene ancora in corsa per un posto in Europa League. Da un punto di vista sportivo, probabilmente il fallimento è l’eliminazione dal torneo di Europa League per come è arrivata, con un incredibile crollo nella partita di ritorno a Firenze. Quella debacle sintetizza anche il malessere, la delusione con cui i tifosi viola hanno vissuto questa stagione. Che è stata agitata.
In fondo quando Bernardeschi sostiene che l’ambiente è troppo teso, non va lontano dal vero. La prossima stagione, via Sousa e una squadra che saluta Gonzalo, che probabilmente verrà partire Kalinic, che ancora non ha sciolto la riserva sul prolungamento di contratto del giocatore di maggior talento e futuro, Bernardeschi, dovrà essere quella della ‘Rifondazione’ e della chiarezza. Rifondazione con un allenatore nuovo e chiarezza da parte della società. Lo devono Della Valle e lo stesso Corvino alla città.
Guai abusare della fede di chi nasce con la maglia viola addosso. Pioli potrebbe essere il profilo giusto per incarnare l’idea di un progetto. Conosce Firenze per averci giocato e potrebbe avere la pazienza di costruire un gruppo giovane, italiano e motivato. La Fiorentina e Firenze sono una cosa sola. Pertanto non si può aspettare.
La società o chi per lei detti le linee guida. Dica chi resta, soprattutto faccia chiarezza su Bernardeschi. Il giocatore dimostri di essere innamorato di questa maglia e di questa città decidendo cosa vuol fare. Per farlo decidere al meglio, chi dirige, chi fa il mercato prenda il pallino in mano. Si illustri la Fiorentina che verrà. Si scelga l’allenatore e gli obiettivi. Firenze ama il bel calcio, ha visto campioni come Antognoni, Baggio, Rui Costa, Batistuta. I Della Valle dicano chiaramente se potrà tornare una Viola ambiziosa e capace di competere per uno dei quattro posti che nella stagione 2017/18 qualificheranno le italiane in Champions League.
Adesso è il tempo delle risposte, l’allenatore, Bernardeschi, il mercato. La stampa vigili. Scegliere Sousa come caprio espiatorio come è stato fatto fin dal girone d’andata di questo campionato è non solo errato ma intellettualmente disonesto. Ai tifosi non si possono raccontare balle. Si vede tutto oggi, si capiscono le stagioni al primo temporale. C’è voglia di futuro, chi ama la Fiorentina sta facendo un po’ di posto a qualche bella soddisfazione. Alzare un trofeo non deve essere più un’utopia ma una ricerca. Che parte da una passione e si declina in un progetto.
Scrivano un progetto per la Fiorentina, i Della Valle, Corvino, il Berna e l’allenatore che verrà, forse quello Stefano Pioli persona dabbene e uomo di calcio che lavora sul campo per migliorare un gruppo e che può aver voglia di dimenticare una stagione sciagurata come quella all’Inter dove peraltro chiunque avrebbe avuto davanti un’Everest.
di Paolo Allegri

Di
Redazione LaViola.it