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Federico Chiesa punta la Juventus: “Sogno di fare un gol a Buffon”

Federico Chiesa, classe’97, figlio d’arte, una delle rivelazioni della Fiorentina e del calcio italiano.
Cosa è successo il 20 agosto 2016?
“Ho debuttato in A da titolare allo Stadium contro la Juventus e da quel giorno è cambiata la mia vita. A parte il risultato (la mia Fiorentina perse 2-1) non lo dimenticherò mai. E da allora nulla è stato più come prima”.

Come è stato mettere piede nello Stadium?
“Da brividi. Perché lo Stadium (sorride) mette davvero paura. Figurarsi a chi come me era sotto choc. Non mi aspettavo proprio di giocare”.

Il primo impatto fu con Dani Alves.
“Figurarsi che l’avevo ‘acquistato’ per il gioco Fifa alla playstation. E Chiellini a fine gara mi regalò la maglia. Lui però non volle la mia: ‘Conservala tu perché è quella del debutto’ mi disse. E infatti me la sono tenuta stretta”.

Che cosa la colpì quel giorno prima di tutto?
“Vedere da vicino i giocatori della Juve, la loro concentrazione. E infatti i risultati parlano da soli. Io sono pazzo di Fiorentina ma va riconosciuto che la Juve è un esempio: per la mentalità e la fame di vincere”.

Ma è una Juve che si può battere?
“Non è facile però quest’anno alcune squadre ci sono riuscite. Prendete il Genoa: scese in campo come fosse la Juve, con la sua stessa cattiveria agonistica. Ecco, anche noi domani dovremmo fare altrettanto”.

Firmerebbe però anche per un pareggio?
“Sarebbe un buon risultato considerando anche che noi dobbiamo iniziare la rincorsa. Però tutta Firenze vuole e ci chiede la vittoria e io e miei compagni faremo di tutto per accontentarla”.

La riflessione che fa più spesso?
“Fino a pochi mesi fa mi confrontavo con i ragazzi della mia età, ora con uomini e campioni. All’inizio mi sentivo come in un deserto, ora mi sto abituando. Ma la strada è lunga. Ringrazio intanto Sousa, un maestro di vita oltreché di calcio. Io mi prendo il 30% ma per il 70% il merito è suo. Mi ha dato fiducia rischiando, io lavoro per farmi trovare sempre pronto”.

Il momento più esaltante da quando gioca con i grandi?
“Ovviamente il debutto in A e il gol in Europa League a Baku, il primo e per unico da professionista. Ora voglio segnare anche in campionato”.

Magari domani alla Juve.
“Banale dirlo ma sarebbe un sogno”.

Intanto ci è riuscito a Torino lo scorso 30 novembre nei quarti di Coppa Italia Primavera vinti dalla sua squadra per 4-1.
“E’ stata una bella soddisfazione. Però riuscirci contro Buffon che è ancora il numero uno sarebbe il massimo. Gigi e mio padre sono amici, hanno giocato assieme a Parma, lui veniva spesso a casa nostra”.

A proposito di suo padre Enrico: è stato uno dei più forti attaccanti degli ultimi 20 anni, oltre 200 gol, una carriera importante in azzurro. Alla Juve ha segnato 8 volte, due da giocatore viola. Gli chiederà consigli?
“Non lo escludo (risata). Certo che 8 reti sono tante, le ho viste in video, vere prodezze. Lui mi ripete sempre che potrà considerarmi un giocatore di Serie A solo dopo 300 presenze”.

E’ un peso o uno stimolo essere figlio di?
“Rispondo che mi è stato anche d’aiuto. Perché mio padre mi ha dato fin da subito tanti consigli utili per crescere come uomo e come giocatore. Però adesso a scendere in campo sono io, Federico Chiesa, non il figlio di”.

Tra i suoi giovani colleghi chi l’ha colpita di più finora?
Innanzitutto Bernardeschi, un talento eccezionale con cui ho la fortuna di giocare. Poi Rugani, Locatelli e Donnarumma, che continuando così può arrivare a superare Buffon. Inoltre Barella del Cagliari”.

Il ct Ventura fa gli stage per preparare l’Italia del futuro. Spera di essere chiamato presto anche lei?
“Magari. Il ct è davvero bravo con i giovani, chiedete a Belotti”.

Quali sono i giocatori che ammirava da piccolo?
“Kakà per le giocate devastanti e Paolo Maldini che da bandiera del Milan ha vinto tutto. Oggi ammiro Di Maria, emblema del calcio moderno: qualità e resistenza”.

Di questa Juve chi è per lei il giocatore-simbolo?
“Marchisio è il simbolo di chi dal vivaio”.

Le piacerebbe avere la stessa carriera di Marchisio?
“Firmerei subito per riuscirci a Firenze e diventare, insieme o dopo a Bernardeschi il simbolo della Fiorentina e un domani anche capitano”.

Federico Chiesa insomma come Antognoni?
“So che il calcio di oggi sta diventando sempre più un fatto economico, si pensi al mercato cinese. Non è facile resistere a certe offerte (ma a Kalinic dico di farlo e di restare con noi), però ci sono ancora giocatori che vivono il calcio come passione e amano legarsi per sempre ad una maglia. Io mi reputo fra questi”.

Quindi quando andrà a prolungare il contratto in scadenza nel 2020 non chiederà di inserire clausole rescissorie?
“Non ci penso neppure. A me piacerebbe legare tutta la mia carriera alla Fiorentina”.

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