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30 anni fa il record di Batistuta. Baiano: “Solo Haaland come lui. Kean? Il talento non basta, serve lavorare”

Nel ’94 Bati segnò per 11 giornate di fila, record che resiste ancora. Baiano: “Non sarebbe mai andato via, ma per lo scudetto…”

Sul Tirreno viene celebrato il record di Batistuta di 30 anni fa. “Il Leone è ancora Re”, titola il quotidiano, per quel record del ’94/’95, quanto Batigol segnò in 11 giornate di campionato di fila (13 centri complessivi), record che resiste ancora.

INARRIVABILE. Intervista in merito a Ciccio Baiano, ex attaccante viola e compagno di Bati: “Venivamo dal campionato vinto in Serie B a mani basse che, in qualche modo, aveva messo in un angolo l’amarezza per la retrocessione in cui era incappata la squadra. Fin dall’inizio si creò grande entusiasmo, avevamo tutti voglia di dimostrare che lo scivolone era stato archiviato. Lo spogliatoio era la forza, Gabriel invece era la miccia: in un attimo si accendeva. Era un fuoriclasse assoluto, uno dei primi cinque attaccanti più forti del mondo, quasi inarrivabile da chiunque. A lui bastava segnare, non è un caso che sia ancora oggi il miglior marcatore della Fiorentina. Ha realizzato reti bellissime, ma anche diverse assolutamente normali: alla fine, contano i numeri e la sua fame lo ha portato lontanissimo”.

SCUDETTO. “Giocavamo tutti per lui. Noi sapevamo quanto il suo potenziale potesse essere decisivo per tutti noi: quando il pallone arrivava a lui e scaricava verso la rete, la sua era una sentenza. Per vincere uno scudetto, però, dovette andarsene alla Roma: fosse stato per lui, non avrebbe mai lasciato Firenze e la Fiorentina, ma non poté fare diversamente. La Coppa Italia e la Supercoppa italiana che sollevò l’anno dopo non gli bastavano”.

OGGI C’E’ KEAN. “L’unico che può avvicinarsi a Batistuta è Haaland. Campioni come lui non si fabbricano: ci sono le doti, questo è l’assunto di base, ma poi su queste devi lavorare. Quello che conta, adesso, è che la Fiorentina, che dopo la cessione di Vlahovic non aveva più trovato un terminale offensivo in grado di fare la differenza, può aiutarlo a crescere. E’ un classe 2000 ed ha debuttato in A a poco più di 16 anni e mezzo, con Allegri. Max non è un visionario, ci aveva visto subito del talento, ma questo non basta per diventare un grande e fare la differenza”.

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