29 tiri in assoluto. Solamente 11 calciatori in Serie A hanno provato maggiormente la soluzione personale in porta. Di quelli che precedono Federico Chiesa, tuttavia, solo Marek Hamsik ha segnato meno del talento viola siglando una sola rete. Coloro che hanno tirato più di Chiesa hanno segnato tutti da tre gol in su. Pur avendo centrato due legni, invece Chiesa è fermo a quota due reti. Bellissime, e importanti, come quelle segnate con Atalanta e Bologna. Ma la parola continuità di rendimento non ha fatto parte del vocabolario dell’inizio di stagione 2017-18 di Federico Chiesa. Più exploit, e folate, sarebbero termini azzeccati al suo avvio di campionato. Con un paio di perle, un paio di partite più che sufficienti, ed un’altra serie di gare in cui nel grigiore del resto del gruppo di Pioli non si è certo contraddistinto, anzi.
La giovane età è un giusto alibi al rendimento altalenante del 25 viola. Così come la propensione al sacrificio con annesso una valanga di chilometri percorsi ad inseguire ogni avversario non possono che essere un merito. Il guizzo e la spregiudicatezza dovranno essere incanalati nella direzione della continuità. Anche sotto porta dove Chiesa dovrà trasformare il suo impeto in cinismo. Se lo attende la Fiorentina, se lo attende Pioli. Il salto di qualità lo ha ancora da fare, con tutte le migliori premesse del caso. Ed il calendario che metterà i viola di fronte a Lazio, Napoli, Milan da qui alla fine dell’anno saranno per lui anche un banco di prova. Anche contro le big dovrà iniziare a lasciar traccia di sé.
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Redazione LaViola.it