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Sousa, quanti giocatori sotto tono

Siccome è stato criticato Allegri, che a Torino fra l’altro ha vinto due scudetti, due coppe Italia e sfiorato la Champions, Sousa non si sorprenderà di essere finito nel mirino. Per la prima volta vengono messi in discussione l’impianto di gioco e la gestione tecnica, che sono rimasti gli stessi eppure sembrano sbiaditi e logorati. Cercare un colpevole anziché la ragione del flop è un esercizio semplice – a volte poco elegante – e questa volta tocca a Sousa, accusato di aver riproposto la vecchia minestra annacquandola un poco, senza avere il coraggio di cambiare ricetta. Vedremo poi perché non è stato così scontato riuscirci.

La Fiorentina è rimasta simile a se stessa con i medesimi interpreti, che però in molti casi hanno avuto un rendimento deludente, fiacco anche nei ricami semplici. Passaggi sbagliati, ultimo tocco impreciso, frenesia, poca aggressività coordinata, linee distanti. Il tocco magico ha perso energia, l’intensità è diventata calcio slow. Il punto allora è: come si spiega e soprattutto si risolve un calo mentale che riguarda protagonisti declinati in basso? Ilicic, Badelj, Kalinic, lo stesso Borja sono stati fra i peggiori a Torino, ma non solo lì. Meno brillanti anche Bernardeschi, Gonzalo, lo stesso Astori. Eppure la struttura della squadra è rimasta la stessa, le distanze e i movimenti sono quelli acquisiti negli anni. Questi giocatori erano riusciti a portare la Fiorentina in alto attraverso un gioco difficile, ora, da rintracciare nella sua forma migliore (e quasi sempre anche in quella media).

Sousa è nel mirino perché viene accusato di aver cambiato poco la squadra, riproponendo un sistema di gioco ampiamente conosciuto, interpretato, disinnescato. Come? Pressing alto sui difensori che impostano l’azione, aggressività sui punti di riferimento fra le linee, poi blocco basso per favorire il possesso palla viola attirando in alto il maggior numero di giocatori, e quindi ripartenze negli spazi in contropiede. Così fan tutti. E così ha fatto il Torino. Elementare Watson.
Dopo aver accarezzato l’idea del 4-3-3 lo sviluppo – condiviso con il gruppo – è stato invece quello di ripercorrere la vecchia strada, cercando di aggiungere qualche elemento di novità (la diversa altezza dei blocchi) e più libertà per alcuni protagonisti (Borja, Bernardeschi).

Sousa, il suo staff e i giocatori hanno considerato «rischioso» un cambio di modulo, abdicando di fatto alla possibilità di giocare con il centrocampo a tre che preceda due esterni alti e un attaccante. La possibilità di giocare con due punte (più Tello e Bernardeschi) è stata messa in pratica con il Qarabag, che per i primi 25 minuti sembrava il Real Madrid per come riusciva a verticalizzare con tre, massimo quattro passaggi: non è questione di giocare con più attaccante, ma semmai di conservare l’equilibrio giusto per innescarli. Detto questo, è inspiegabile in questo l’esclusione di Babacar, che nelle ultime tre partite (più cinque minuti giocati contro il Milan) ha segnato quattro gol. Se sono troppe due punte, ora è meglio Baba di Kalinic, che anche a Torino e deluso per la scarsissima lucidità sotto porta.

Il problema da risolvere ora è quello dei vecchi protagonisti sotto tono. Stabilito – così risulta – che l’aggiustamento della preparazione non è stato radicale e quindi non può aver inciso sulle prestazioni, tocca a Sousa far ritrovare il giusto livello di motivazioni. Ilicic sarebbe stato lo stesso visto a Torino se avesse segnato quel rigore contro il Milan? Badelj sta ancora pagando lo stress da possibile trasferimento al Milan, sfumato solo per il passaggio di Alonso al Chelsea? Anche Borja è ancora scosso dopo le voci insistenti sull’interesse della Roma? E Kalinic? Situazioni border line da affrontare e risolvere attraverso la consapevolezza di tutti: i primi segnali sono arrivati dall’autocritica espressa a Torino da Astori e Borja Valero: troppi errori banali, poca determinazione. La magnifica Fiorentina vista nei primi quattro mesi della scorsa stagione rischia di essere un memo troppo ingombrante per tutti. Anche per i protagonisti che ora non si riconoscono più. Bisogna però scovare soluzioni in fretta, perché sei/sette giocatori che deludono sono davvero troppi.

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