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Mercato, mosse obbligate: vietato spendere senza vendere

Qualunque sarà l’assetto, fra possibili conferme aggiustate nei ruoli o pulizia per smazzata parziale/totale, chi si troverà a gestire il mercato viola avrà un compito decisivo, se non primario: chiudere il bilancio praticamente in pareggio, perché negli ultimi tre anni le perdite hanno superato i 38 milioni e solo agganciando il bilancio positivo del 2012 (possibilità concessa da una norma della Fifa) la Fiorentina è rimasta all’interno dei parametri del fair play, comunque vicina al limite delle sanzioni. Quindi: vendere per comprare, o comunque comprare sapendo che poi si venderà. Non è detto che la Fiorentina debba spendere poco, di sicuro dovrà spendere bene e vendere ancora meglio per procurarsi un’operatività cash.
E’ una noiosa vicenda contabile che certo non esalta chi si è occupato di gestire l’equilibrio del bilancio e chi si è dedicato alla ricerca di risorse parallele, tra bacini d’utenza ridotti, calo di presenze allo stadio e vendite non esaltanti di materiale sportivo. Non a caso nella sua ultima intervista online il presidente esecutivo Cognigni (super-esecutivo, direbbe Sousa) ha fatto riferimento alle necessità di «crescere a livello commerciale e di marketing». Un consiglio senza hashtag anche in questo caso, come per il «Paulo stai sereno» inviato a Sousa nel corso della stessa intervista. L’assenza del main sponsor certo ha pesato, l’anno più difficile è stato comunque il 2014 con un meno 37 milioni (crollo delle plusvalenze) e ripianato dai Della Valle con un assegno personale.
Un quinquennio complicato a livello finanziario, nonostante alcune generose plusvalenze (22 milioni per Jovetic, quasi 10 per Ljajic, oltre 20 per Cuadrado). E anche nell’ultimo bilancio, chiuso nel 2015 con un rosso di 15 milioni, pur in presenza di un fatturato pari a 132 milioni, è emerso uno squilibrio che dovrà essere corretto in termini di rapporto fra costi fissi e risorse che variano, evidentemente non abbastanza in senso positivo. Nell’ultimo bilancio sono diminuiti gli ammortamenti, al contrario dei costi del personale. Fra le voci positive l’Europa League, che ha portato 20 milioni. Al contrario, il prestito di Micah Richards resterà scolpito alla rovescia: 4 milioni e 600 mila euro di spesa per un impiego di 1.200 minuti, pochi di questi indimenticabili.

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