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PAGELLONE VI.IT – L’attacco: Chiesa così così. Kouame risorsa, Patrick su, Dusan giù

Le pagelle dei calciatori viola al termine della stagione che è appena andata in archivio. Si continua con l’attacco, reparto che ha avuto le maggiori difficoltà.

Fine stagione, al termine di un’annata complicata e anomala per il coronavirus, è tempo di bilanci e pagelle in casa Fiorentina. Dopo difesa e centrocampo è la volta dell’attacco.

CUTRONE VOTO 6 Che ci volesse tempo per trovare la condizione ad un attaccante che arrivava da una metà stagione in cui era stato più in panchina che in campo lo si sapeva. Il lockdown non ha aiutato. Ma la reazione avuta nel finale di stagione è da premiare. Molto bene con Verona, Lecce e Torino, andando a segno tre volte di fila. Ma soprattutto segnando il gol, quello contro l’Hellas, che ha fatto scattare una molla a tutto uno spogliatoio che rischiava di presentarsi a Lecce con una paura immensa. Aver messo dietro nelle gerarchie Vlahovic è un altro merito così come aver non mollato mai. E aver smentito chi lo aveva già prematuramente bocciato. Certo che vada in difficoltà in determinate partite è cosa nota. Dipende dalle caratteristiche. E se non gli arriva un pallone giocabile non è di quelli che dal niente sono in grado di inventarsi giocate personali. E’ un finalizzatore. E come tale serve una manovra offensiva organizzata. Diverse reti, invece, se l’è mangiate come con la Spal, o col Parma. Ma tra averlo e non averlo un giocatore che entra con la fame di chi vuol spaccare il mondo ce ne passa.

KOUAME VOTO 6 Lo stop per il coronavirus, nel suo caso, ha aiutato. Il lungo recupero dal grave infortunio è stato ‘accorciato’ dallo stop al calcio che gli ha permesso di debuttare sfiorando subito il gol col Cagliari e trovandolo dopo pochi minuti col Torino, anche se quella rete è stato assegnato a Lyanco come autogol. Fino al primo centro ufficiale con la Spal. Alcune altre gare lo hanno visto andare un po’ in difficoltà. Ma d’altronde, si sa, ci vuole tempo dopo un così grave infortunio per ritrovare la lucidità anche nella scelta della giocata. Era già stato venduto per 25 milioni al Crystal Palace, prima di rompersi. Brava la Fiorentina a puntarci per il futuro. Con la sua simpatia e la voglia di emergere ha conquistato tutti, le qualità le aveva già fatte intravedere. Può essere un crack.

CHIESA VOTO 6 Aveva iniziato la stagione su un pulmino in America con Barone a catechizzarlo perché voleva cambiare aria. L’ha continuata per settimane e mesi senza grandi sorrisi e con rumors di mercato che non si sono mai placati. E con anche diverse panchine. Non solo per un problema fisico ufficiosamente da ‘infiammazione all’adduttore’ ma anche per poca serenità mentale, come disse Montella dopo Verona-Fiorentina in cui Chiesa restò a guardare i compagni. Con Iachini il vento è inizialmente cambiato. Sorrisi, dichiarazioni distensive, gol, ma anche tanti errori sottoporta. Il finale di campionato è volato via tra una prestazione orrenda come quella con il Cagliari o la panchina di Parma e una prova da terzino a Roma, e una gran bella partita a Lecce corredata da gol e assist per Cutrone finendo con una tripletta al Bologna che gli ha permesso di raggiungere la doppia cifra. Alti e bassi, con 10 reti messe a referto in campionato (quella con l’Atalanta a Parma venne considerata autorete di Palomino) e 6 assist. Ma avendo giocato per metà stagione come punta e con oltre 70 tiri verso la porta avversaria scagliati, forse, poteva fare di più. Quel limite nella media tiri fatti/gol segnati, non lo si scopre certo adesso. Tanto dall’aver iniziato la stagione 19-20 con valutazioni da top player, finendo la stessa con un prezzo ribassato. E non solo per la crisi da coronavirus.

VLAHOVIC  VOTO 5.5 Alti e bassi. Spettacolare nella corsa verso la porta di Handanovic in Fiorentina-Inter con tanto di siluro ad incrociare per il gol dell’1-1, esagerato a Marassi con un gol, un rigore, e un autogol procurato. Fuori categoria con Monza e Cittadella in Coppa Italia, strabordante al San Paolo con quel siluro da fuori area da sballo. Nel mezzo la doppietta col Cagliari all’andata, primi centri in Serie A per il classe 2000. Ma per il resto…così come è stato decisivo nelle sopracitate partite ha avuto tanti passaggi a vuoto. Il rosso all’Olimpico un’ingenuità. Aver finito dietro a Cutrone e Kouame nelle gerarchie un passo indietro. Tanto da non vedere quasi il campo nelle ultimissime gare dell’anno. Rallentamento che ci sta quando hai 20 anni. Ma che un club che punta all’Europa deve tenere in considerazione. Cederlo in prestito dove possa giocare con continuità e crescere sarebbe la soluzione migliore. Ma prima c’è da rinnovare il contratto. Il Milan preme. Perdere definitivamente un calciatore di questo talento potrebbe essere un grave errore.

RIBERY VOTO 7.5 Ci ha messo pochi minuti per conquistare una città intera. Da anni non si vedeva un Franchi con oltre 10 mila persone in piena estate ad acclamare un nuovo acquisto. E con la sua semplicità disarmante ci ha messo ancora meno a dimostrare perché in carriera aveva vinto tutto, sfiorando anche il pallone d’oro. Di ritorno da Marassi all’andata si fece aprire il centro sportivo viola a notte fonda perché voleva accelerare il suo percorso di recupero di condizione. Dalla gara con la Juve in poi, da quel campo, non è più uscito se non per un fallo da macellaio di Tachtsidis. Dopo il lockdown e 7 mesi di assenza dai campi non ci ha pensato un secondo a rimettersi a disposizione, faticando come un ragazzino facendosi aprire il centro sportivo alle 6 di mattina per essere poi sempre titolare con la missione di salvare la Fiorentina. La perla dell’Olimpico è di quelle che ti restano negli occhi a lungo. La gara dell’andata a Milano col Milan ancor di più. Avversari seminati come birilli, gol da vedere e rivedere, assist, e pallone in cassaforte quando passa dai suoi piedi. E se la perde non si fa remore nel rincorrere chi che sia. Anche un Cristiano Ronaldo che riparte in velocità, al quale toglierli il pallone. C’è chi lo aveva definito un colpo mediatico. Lo stesso a cui Ribery ha risposto con due assist che lo hanno messo a tappeto al ritorno, in Fiorentina-Torino. Il gol all’Atalanta all’andata un’altra perla. Peccato abbia 37 anni. E peccato che Tachtsidis abbia tolto alla Fiorentina, e al calcio italiano, mesi e mesi di giocate strappa applausi a tutti gli amanti del giuoco del pallone. A chi dice che è vecchio, possiamo solo ricordare che l’infortunio che ha avuto è stato per un fallaccio da dietro. E non perché bollito.

SOTTIL VOTO 5.5 Col senno di poi sarebbe stato meglio mandarlo a giocare. Troppo poco lo spazio avuto a disposizione. Con troppa foga di voler spaccare il mondo scegliendo spesso la soluzione di gioco sbagliata. Parma-Fiorentina è l’esempio. Qualità ok, ma serve continuità. E aver passato un anno e mezzo in panchina non lo ha aiutato. Non ha più tempo da sprecare.

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