Connect with us

News

Il 2016 della Fiorentina dalla A alla Z

Ventuno temi, uno per ogni lettera dell’alfabeto. Ventuno temi per raccontare il 2016 viola, nato nel segno del primato in classifica e finito con la pirotecnica partita contro il Napoli del Franchi.

A come Alonso, l’ultima cessione illustre, o per certi versi l’unico dei big sacrificato in estate. Un terzino che in molti a Firenze hanno criticato e che adesso qualcuno rimpiange. Titolare nel Chelsea che comanda la Premier.

B come Bernardeschi, ovvero l’uomo forse più copertina di questo anno solare. Un ragazzo che ha saputo stupire nella prima parte, giocando da esterno di centrocampo, che ha conquistato l’Europeo e la Nazionale e che poi ha finito per prendersi la Fiorentina sulle spalle nel momento di difficoltà, come accaduto con il Napoli. Un talento diventato leader, da piacevole scoperta di Sousa a consacrazione. Un talento che gioca con la maglia numero 10, da sempre sinonimo di bellezza e estetica.

C come Cinquantasei, ovvero i  punti ottenuti nel 2016 dalla Fiorentina. Lontani dai 75 ottenuti nel 2015, giusti per garantirsi la qualificazione europea nello scorso campionato, insufficienti per competere con le prime sei in questa stagione.

D come Direttore, ovvero Pantaleo Corvino, ritornato sul ponte di comando dell’Area Tecnica dopo alcuni anni. Chiamato per far quadrare i conti, per portare avanti un lavoro difficile ma che è niente per un certosino e conoscitore del calcio come lui. Un lavoro da incorniciare in un quadro realista, dell’arte povera, come un Courbet o un Millet, giusto per citare le sue parole al momento del suo nuovo insediamento.

E come Europa League, da diversi anni seconda casa della Fiorentina. Dall’uscita che sa di vendetta contro il Tottenham a Febbraio a un girone condotto in maniera quasi perfetta nella seconda parte di stagione. Quell’Europa che per qualcuno è diventata abitudine, per altri rappresenta sempre un nobile obiettivo.

F come Firenze, o Franchi o Curva Fiesole. In poche parole la Curva espressione e rappresentazione di una città che non manca mai di passione, di sentimento, di entusiasmo, che oscilla tra depressione e euforia a seconda dei risultati ma che non lascia mai sola la squadra. Per certi versi il nostro ieri, il nostro oggi, ma soprattutto il nostro domani.

G come Gonzalo Rodriguez, passato in dodici mesi da luci sfavillanti, come quando segnava e dirigeva la difesa, a ombre preoccupanti, come in alcune apparizioni recenti ma soprattutto per il mancato accordo per il rinnovo. E se è vero che per fare un Papa servono più conclavi noi siamo sempre in attesa della fumata bianca.

H come Happy Ending, quel finale dolce e che sa di piacere che molto spesso il tifoso viola ha assaporato per un attimo per voi vederlo svanire. Dalle partite spartiacque per la qualificazione Champions, alla sfida con la Juve di Aprile, fino all’ultima uscita con il Napoli. Metafora di un anno in cui si è passati dal tutto al nulla, o come dicono i più social al Mai una Gioia.

 I come Imbattibilità interna, perché numeri alla mano la Fiorentina ha perso solo tre volte al Franchi. Con la Lazio, nell’epifania dell’anno, con la Juve, al crepuscolo della stagione 2015-2016 e con il Paok in Europa League, a una manciata di secondi dalla fine.

L come Lacrime, quelle versate da Manuel Pasqual l’8 Maggio scorso nell’ultima sua apparizione da giocatore della Fiorentina in casa. Lacrime di un Capitano che ha vissuto più ere calcistiche, dalla gioia delle grandi stagioni e della Champions, all’anonimato dell’anno di Mihajlovic, alla Serie B evitata a Lecce con Delio Rossi, a un primato in classifica con Sousa. Un giocatore che ha sempre onorato la maglia, si è commosso per i cori della Fiesole, il cui epilogo poteva essere diverso.

M come Mercato di Gennaio, il peccato originale, il casus belli, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Una cesoia tra il primo e il secondo Sousa, tra passionalità e freddezza. Acquisti non all’altezza di una squadra che stava lottando Davide contro Golia contro il resto della Serie A.

N come Novant’anni, con la celebrazione di un anniversario che è diventata l’occasione giusta per riavvolgere il nastro con la storia della Fiorentina. Una grande festa il 28 Agosto, la legittima celebrazione di chi ha scritto pagine importanti.

O come Occasione persa, quella che molti tifosi viola a mente fredda, sbolliti gli animi, assaporano quando ripensano alla scorsa stagione. Quella del “Ti immagini se fosse sempre domenica”, o del coro “Salutate la Capolista”. Quei treni che forse passano poche volte, nonostante Santa Maria Novella abbia un binario morto.

P come Paulo Sousa, l’altro volto immagine di questo anno. Dapprima capopopolo, mobilitatore di masse e di sentimenti, poi semplice allenatore, concentrato sul lavoro di campo e sul far rendere al meglio la squadra che ha a disposizione. Ha lanciato Chiesa, consacrato Berna, ma si è perso delle volte tatticamente.

Q come Quinto Posto, il piazzamento finale dello scorso anno. Quasi un fastidio, considerate le premesse, quasi un miraggio e un traguardo ambito per il futuro, considerato lo standard attuale.

R come Risanamento, ossia il leit motiv della gestione economica del club. Necessario, visti i conti, difficile da digerire per chi ragiona da tifoso.

S come Sindaco, ovvero Borja Valero(e non ce ne voglia Dario Nardella). Forse il giocatore che ha capito, compreso e rappresentato di più il popolo fiorentino. Tecnicamente indiscutibile, umanamente da apprezzare per come ha saputo respingere al mittente le offerte in estate.

T come Terzino Destro, il tassello mancate per gran parte del tifo viola. In attesa di scoprire Diks con continuità e di vedere i progressi di Salcedo.

U come Unico 10, Giancarlo Antognoni che torna ufficialmente a casa. Un regalo di Natale, un pezzo di storia che ritorna al proprio posto. La dimostrazione che, nel calcio come in amore, le incomprensioni si possono superare.

V come Vivaio, il Settore Giovanile tanto caro a Pantaleo Corvino capace di lanciare sulla ribalta del grande calcio Federico Chiesa. Un ragazzo che gioca con un cognome pesante sulle spalle ma con l’umiltà di chi sa che solo con sacrificio e determinazione si ottengono risultati.

Z come Mauro Zarate, l’unico degli arrivi del mercato di Gennaio capace di mettere d’accordo Firenze. L’autore degli ultimi bagliori dello scorso anno, delle ultime speranze di sogni(gol a Carpi e giocata per il 2-1 di Baba con l’Inter), l’ancora di queste ultime tre gare. Per lui la luce in fondo al tunnel, dopo le problematiche familiari, per i tifosi della Fiorentina una risorsa tecnica.

7 Comments
Iscriviti
Notifica di
guest

7 Commenti
ultimi
più vecchi più votati
Vedi tutti i commenti

Altre notizie News

7
0
Lascia un commento!x