Il pari di Frosinone non è il problema. Ma solo la riprova di quanto già visto nell’ultimo mese. Ed ora serve cambiare rotta
Fosse il male di aver pareggiato a Frosinone..tanto tanto. Fosse il male di aver pareggiato la quarta gara di fila..ancora ancora. Il vero male, forse, sta nel fatto che i problemi continuano ad essere sempre gli stessi. E che soluzioni non vengono trovate ed apportate. L’attacco che non segna, spreca, non si trova. L’incapacità di resistere una volta andati in vantaggio, una involuzione di gioco costante, eccezion fatta per qualche lampo e giocata di Chiesa, e soprattutto la sensazione che un po’ a tutti in Fiorentina vada bene così.
In altri tempi si sarebbero levate critiche ben più aspre ed accese. Verso chi non riesce a buttarla dentro, verso chi commette sempre gli stessi errori, verso chi ha compiuto (ormai è quasi assodato) dei grossi errori di valutazione in fase di mercato, verso il manico, e verso la proprietà. Ed invece, tutto, o quasi, tace. Quasi come se alla fine andasse bene così. Quasi come se la piazza viola si dovesse abituare ad una mediocrità che da queste parti non esiste neppure nel vocabolario.
Alibi ce ne sono tanti. Ed in fondo i punti ottenuti fin qui non sono pochi. La squadra è la più giovane d’Europa. E, a sforzarsi di trovarne, ce ne sarebbero anche altri. Ma non può passare il messaggio che vada bene così. Che lottare per il settimo posto possa essere una ambizione di una squadra che difende il nome di Firenze. Che pareggiare a Frosinone possa essere considerato qualcosa di positivo. Non è passato dai protagonisti, da Pioli in giù, ma da adesso servono le risposte concrete. Di parole se ne sono già spese abbastanza. E non bastano più. Non possono bastare.
Se Pjaca non può andare oltre ciò che sta facendo si tolga e si metta a guardare. Se Simeone e Chiesa non si trovano, e più di una volta neanche si cercano ci lavorino su loro ed il tecnico. Se la squadra spreca troppo si lavori ore ed ore sul tiro in porta. In fondo lo faceva Batistuta, lo fa Cristiano Ronaldo, lo possono fare Simeone &Co.
Basta carote. Ora serve il bastone. Serve una svolta. Non basterebbero neanche eventuali mea culpa. Da chi questa rosa l’ha costruita, a chi ha fatto (o non fatto) il budget, fino a chi li manda in campo.
15 giorni per leccarsi le ferite. Una sosta tremenda dal punto di vista del morale. Per squadra e tifoseria. Perché nessuno è contento. Il potenziale per far meglio ed uscire da questa mediocrità c’è. Ora serve cambiare decisamente marcia.
Di
Gianluca Bigiotti