Che il momento della Fiorentina sia tutt’altro che florido è sotto gli occhi di tutti. I risultati preoccupano, le prestazioni delle ultime quattro partite ancor di più. Tuttavia, il campionato ha da poco superato il suo primo quarto di durata ed è ancora presto per sancire se davvero la Fiorentina sia irrecuperabile. Così come ha poco senso addossare la colpa ad un solo apparato dell’organismo viola, che si parli di giocatori, allenatore, dirigenza o proprietà.
Ad oggi, si può solo cercare di trovare soluzioni alternative, nella speranza che qualche giocatore francamente irriconoscibile ritrovi sicurezza nei propri mezzi e possa dare alla squadra l’apporto che da lui ci si aspetta. Ci si riferisce in particolare agli attaccanti della Fiorentina (Chiesa escluso).
Ma è noto che i problemi siano presenti anche nel settore nevralgico del rettangolo verde, il centrocampo. Un reparto che fino ad oggi ha mostrato diverse carenze qualitative e difficoltà ad accompagnare la manovra degli attaccanti. Pioli ha ruotato perlopiù quattro giocatori in tre posizioni: Gerson, Benassi, Edimilson e Veretout. Chiaro che per il tecnico gigliato Dabo è indietro nelle gerarchie, dato che è stato utilizzato di rado e solo nei finali di partita (non senza polemiche) per dare più fisicità al reparto.
Ecco che le difficoltà del centrocampo inducano a pensare che sia opportuno cercare qualcosa di diverso, ovvero un ritorno al passato. Veretout centrale ha convinto e continua a convincere, Pioli non si sbagliava quando affermava che il francese era in grado di svolgere tranquillamente quel ruolo. Ma lo spostamento di Veretout ha allontanato dalla fase offensiva un giocatore con ottime doti di inserimento e di conduzione palla, completo e con il vizio del gol.
Benassi è il capocannoniere della squadra con 5 gol, i suoi inserimenti in area sono preziosissimi, ma non ha la qualità palla al piede del francese e neppure le sue doti di recupero palla. Gerson di qualità ne ha da vendere, ma appare discontinuo, sbaglia spesso i tempi di gioco e offre un tipo di gioco limitato. Insomma, non c’è un giocatore in grado di sostituire il lavoro del francese da mezzala. Ecco che le lacune a centrocampo, insieme ai dubbi sul vice Simeone, sono sinora le mancanze più evidenti ereditate dal mercato estivo (volendo ancora sospendere il giudizio sui vari ‘colpi’ come Pjaca).
Ecco che l’uomo della provvidenza sembra essere Cristian Norgaard, unico acquisto estivo capace di ricoprire quella posizione. Il danese è stato etichettato come oggetto misterioso della campagna acquisti: il tecnico gigliato lo ha infatti utilizzato solamente durante la prima uscita con il Chievo, per soli 36 minuti e a partita ampiamente chiusa. Lo stesso Pioli al termine della precedente sosta, quando Norgaard è tornato infortunato, ha detto di lui: “Mi è dispiaciuto per il suo infortunio in Nazionale, è cresciuto tanto ed è pronto secondo me anche per giocare titolare”. In questi giorni di sosta l’allenatore gigliato potrà lavorare a fondo su questa soluzione e sul reparto in generale.
L’idea potrebbe funzionare se davvero il danese si dimostrasse capace di sostenere i ritmi del calcio italiano, cosa ancora tutta da dimostrare. Fortuna vuole che il centrocampo della Fiorentina sia rimasto in gran parte a Firenze (solo Edimilson non sarà a disposizione), a disposizione di tecnico e staff. Ecco che questi giorni senza partite potrebbero risultare utili a trovare soluzioni alternative.
Ma non ci si può illudere che ciò basti a risolvere magicamente le difficoltà evidenziate dalla Fiorentina. Occorre ritrovare brillantezza. Occorre ritrovare quella forza di gruppo, quello spirito che aveva fatto applaudire tutto il popolo viola. Spirito che Pioli era stato bravo ad infondere dopo una terribile tragedia e che sembra essersi affievolito sul campo da gioco. Non sarà semplice farlo senza 13 giocatori sparsi per il mondo con le proprie nazionali, ma la Fiorentina è chiamata a una reazione.

Di
Marco Zanini