Sono passati quasi 100 giorni da quando Joe Barone venne avvistato per la prima volta al Franchi. Da quella sera in incognito, ad oggi, in 3 mesi ha conquistato tutti i tifosi
Da quella sera in incognito contro il Genoa sono passati quasi 100 giorni. E quel personaggio scovato quasi per caso dai giornalisti in tribuna in quella delicata sera del 26 maggio scorso, che rispondeva al nome di Joe Barone, tre mesi più tardi è già diventato un idolo per i tifosi della Fiorentina.
Da illustre sconosciuto, braccio destro di Rocco Commisso e dirigente dei Cosmos ai cori della Fiesole e dei tifosi viola. È vera e propria ‘Barone mania’ per le vie di Firenze, il tutto in 100 giorni. In città, appena qualcuno lo incrocia, scatta subito il selfie.
Merce rara, nel calcio di oggi, i cori per un singolo calciatore da parte dei tifosi. Ma a lui, per conquistarsene uno da parte del Franchi, sono bastati pochissimi giorni.
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E non solo per il vento di novità, e per il senso di liberazione che molti hanno provato nel passaggio di consegne tra il vecchio comparto dirigenziale e quello italo-americano. Ma anche perché Joe Barone non smette mai di dare l’idea di essere uno del popolo. Come Rocco Commisso, tra l’altro. La visita ai tifosi in coda per rinnovare l’abbonamento, con chiamata alle 4 del mattino a Commisso passato in diretta ai tifosi, un vero e proprio ‘coup de théâtre‘.
Quella maglia esibita prima del fischio d’inizio della partita col Monza ha alimentato ancor di più il legame del tifo viola con il consigliere delegato della Fiorentina.
Ed anche contro il Napoli non ha perso occasione per andare a stringere le mani a tutti i tifosi presenti sugli spalti a ridosso del campo. Anche quando c’è stato da ricordare uno storico tifoso viola come Valter Tanturli non si è tirato indietro, presenziando assieme alla vedova e la figlia in Curva. Subito dentro al 100% alle cose della Fiorentina.
A Moena, nonostante il mortorio causato dal cambio di programma sul ritiro, non ha perso occasione per far sentire i tifosi a loro agio. In mezzo al pubblico sulle tribune, anche lì telefonata a Commisso insieme ai tifosi con passaggio al patron viola di un bambino che dava consigli sul mercato.
Fin qui i rapporti umani, già di per sé stravolti rispetto a come da queste parti eravamo tutti abituati fino a poche settimane fa. Ma anche dal punto di vista del mercato non è certo una figura di secondo piano. Anzi. Il ds viola Daniele Pradé, ogni volta che ne ha modo, ci tiene a ribadire quanto “è piacevole poter parlare con dirigenti che sanno di calcio”, lanciando tra le righe chiare frecciate a chi c’era prima di Joe nel suo primo mandato fiorentino.
E se in diverse operazioni ci ha messo il suo contributo, Ribery su tutti, su Federico Chiesa ha fatto il resto. Nei giorni dei maggior mal di pancia del 25 viola, con la Juventus sullo sfondo, aver preso da una parte il calciatore su un pullman, sulle rive del Hudson, con i presenti che hanno raccontato anche di qualche urlaccio, non è certo passato in secondo piano.
Mostrare il pugno forte, lo ha saputo far decisamente bene. Tutti gli operatori di mercato che hanno avuto a che fare con lui, come l’agente di Biraghi pochi giorni fa, ne hanno tessuto le lodi, umane e professionali. Così come tutti coloro che ci hanno parlato di lavoro a livello istituzionale. Ha conquistato tutti, insomma. E 100 giorni dopo da quella sera, con sciarpa al collo, rigorosamente viola, la sua scalata ai consensi continua.
E non solo con operazioni di facciata, o per ingraziarsi qualcuno. Non ne ha bisogno, Joe. Perchè Barone è così.
Di
Gianluca Bigiotti