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Da Lirola a Vlahovic-Pedro fino a Sottil: pressioni, smania e reazioni non sono ‘amiche’

La reazione di Sottil col Cittadella ha fatto storcere il naso. Quando testa e pressioni sono il nemico. Come nei casi di Lirola e Vlahovic

Quando la testa non ti aiuta. Anzi. Casi diversi, ma un minimo comune denominatore: l’aspetto mentale.

SOTTIL Se la reazione alla sostituzione di Sottil contro il Cittadella è stata solo un episodio, per quanto eclatante, chiuso subito con le scuse del calciatore all’intervallo, per molti addetti ai lavori un limite nella crescita del giovane viola sta proprio nell’aspetto mentale. Non è un mistero, ad esempio, che l’anno scorso Pioli e la società decisero di mandarlo in prestito a gennaio, proprio per questi motivi. Chi lo vedeva in allenamento lo descriveva come distratto e poco avvezzo al sacrificio. Peccati di gioventù. Tanto che già questa estate, dopo sei mesi trascorsi in una piazza tosta come quella di Pescara, si poteva vedere ad occhio nudo il cambio di atteggiamento e la crescita anche nel lavoro dello stesso Sottil. Fino alla reazione di ieri, già chiuso e degno di poca importanza in sé, a meno che la cosa non si ripeta. Allora sarebbe grave.

LIROLA Le parole alla vigilia della gara col Cittadella hanno reso di pubblico dominio anche un aspetto che frena Pol Lirola: “Ha sbagliato un passaggio dopo venti minuti, ha sentito un po’ di brusio, e la sua gara è stata condizionata”. Traduzione, ancora il giovane spagnolo soffre le pressioni e le responsabilità che ti dà il vestire la maglia della Fiorentina. Il tutto nonostante il clima a Firenze, anche in un periodo difficile come quello che sta attraversando la squadra viola, non sia certo di quelli più ostici.

VLAHOVIC – PEDRO Lo ha detto e ridetto fin da inizio stagione a chi gli chiedeva quando Dusan Vlahovic avrebbe trovato spazio e perché Montella gli preferiva, spesso e volentieri Boateng: “E se sbaglia un gol facile che succede? Accuserebbe la pressione e rischieremmo di bruciarlo”. Dal momento in cui Vlahovic è stato impiegato dal 1’, col Cittadella ieri per la quarta volta di fila, è accaduto proprio questo, sia col Lecce che col Cittadella: “Ha sbagliato quel gol di testa, poi ha voluto recuperare con troppa foga e si è fatto condizionare. Ha voglia di spaccare il mondo. Deve fare le cose con più calma.” Come a dire, ‘ve l’avevo detto’. Che sia un attaccante dalle enormi potenzialità ormai è fuor di dubbio. Ma sull’aspetto mentale, anche lui, dovrà fare uno step in avanti. Perché la nove della Fiorentina pesa.

E dire che la nove ce l’ha Pedro. Anche su di lui Montella non ha dispensato solo elogi da quando è arrivato. Anzi. Anche con il Cittadella il brasiliano non ha trovato spazio. Il tutto dopo le parole della vigilia: “Mi aspettavo di più da lui, nella capacità soprattutto di occupare l’area di rigore”. E il percorso della punta verdeoro si mette ancor più in salita. Se le problematiche fisiche sembravano ormai risolte, come detto da Pradé prima e Montella stesso poi, adesso si pone il tema tattico. E se fin qui ha accettato con poche smorfie la panchina o la retrocessione in Primavera, collezionando solo 23’ in prima squadra per due ingressi nel finale, adesso anche la smania di voler dimostrare il proprio valore sarà un aspetto da tenere sotto controllo.

Chi, insomma, ancora deve lavorare sul reggere le pressioni e sulla personalità, chi sul prendere consapevolezza di un percorso di crescita e del proprio ruolo, chi deve liberarsi di pesi che sente propri, e chi inizia a scalpitare. E poi c’è chi, dalla reazione di Ribery in poi, vede il ripetersi di tali episodi come un segnale di poca serenità nello spogliatoio. Visione inappuntabile se si considera che lo stesso tecnico è costantemente in bilico e sotto osservazione, oltre che nel mirino costante della critica. E quando il manico vive questi periodi, il resto non può che risentirne.

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