Intervista all’ex capitano dei salentini alla vigilia della partita in programma domani sera al Franchi
Ha vestito la maglia del Lecce dal 2011 al 2007 e dal 2008 al 2013: undici stagioni che lo hanno portato ad essere lo straniero con più presenze in giallorosso nella massima serie. Guillermo Giacomazzi, ex centrocampista uruguaiano con un passato in Italia anche con le maglie di Palermo, Empoli, Siena e Perugia, ha parlato in esclusiva a LaViola.it alla vigilia del match tra i viola di Montella e la formazione di Liverani:
Undici anni con la maglia del Lecce che significato hanno?
“Per me è stata molto importante, perché ci ho giocato per tanti anni e in questa città ho conosciuto mia moglie e ci sono nati i miei figli. Oltre al percorso calcistico c’è un attaccamento ai colori e alla città, dove vivo tuttora. Sono un leccese acquisito e ho una famiglia leccese. C’è un legame molto forte”.
Domani i gialorossi sfideranno la Fiorentina ha un ricordo particolare di questa sfida?
“La Fiorentina è una squadra a cui ho segnato diversi gol in carriera e mi ritengo fortunato. La Fiorentina è sempre stata una squadra molto forte, sulla carta e non solo. Tra i ricordi c’è sicuramente il pallonetto a Frey, ma soprattutto quando vincevamo le partite a Firenze. Sono stato fortunato perché anche quando vestivo la maglia del Siena ero riuscito a segnare. Per il Lecce domani non sarà una partita semplice, ma non lo sarà nemmeno per i viola, che sono una squadra molto forte a cui manca però la continuità. Le ultime due sconfitte sono figlie delle assenze di alcuni giocatori importanti. Ci sta che durante l’annata si verifichino questi cali di attenzione e di rendimento, oltre che qualche infortunio”.
Che idea si è fatto su questa Fiorentina, reduce da un avvio di stagione altalenante?
“Con il Cagliari è stata una partita strana, mentre con il Verona non si è vista la migliore Fiorentina, ma mancavano tanti giocatori. Qualche mese fa avevo visto disputare a questa squadra delle partite meravigliose. Ha alternato prestazioni e risultati. Il Lecce dovrà stare attento perché può trovare una Fiorentina appannata, ma se è in giornata è una squadra composta da giocatori di esperienza come Caceres, Pulgar e Ribery, e da tanti ragazzi giovani con tanta freschezza nelle gambe, come Castrovilli, Chiesa e Sottil”.
Che avversario si troverà di fronte la squadra di Montella?
“L’ho seguita molto anche in Serie B, e dico questo perché tanti giocatori titolari c’erano anche la scorsa stagione. È una squadra equilibrata e organizzata, nonostante abbia preso qualche gol di troppo. Propone calcio e ha una proposta a livello corale, provando a concedere pochi spazi agli avversari e a ripartire. Sicuramente concederà campo, ma con l’obiettivo di averlo poi a disposizione nelle ripartenze. In questo avvio di stagione ha fatto molto bene in trasferta e ha incontrato gli avversari più importanti. La Fiorentina dovrà stare attenta perché il Lecce fuori casa si trova meglio. Inoltre avrà una spinta in più dopo l’ultimo punto conquistato contro il Cagliari. Vorrà dare continuità alle prestazioni dopo che aveva fatto bene con Lazio, Juventus e Milan”.
Una continuità di prestazioni che invece è mancata ai viola…
“Contro il Verona non è mancato l’approccio ma sono mancati i giocatori: in tanti avevano giocato poco e ad altri è mancata la brillantezza. Mancavano quattro titolari come Chiesa, Castrovilli, Pulgar e Pezzella, con Ribery che invece era stato assente nelle partite precedenti. Ai punti forse il pareggio sarebbe stato il risultato giusto. Il Verona è la squadra che mi è piaciuta di più finora: pressa e non ti permette di giocare. Ha giocato tutte le partite come quella contro la Fiorentina: con grande intensità, concedendo poco e creando tanto. Con il Cagliari invece è mancato l’approccio e se devi prendere una bastonata è meglio prenderla tutta in una volta per renderti conto di ciò che hai sbagliato e ripartire”.
In estate a Firenze è arrivato il suo connazionale Caceres…
“Martìn è un giocatore che a me personalmente piace tantissimo. Da ragazzino già mi piaceva per la sua bravura nell’uno contro uno e per la sua cattiveria. A 19 anni venne comprato dal Barcellona e questo fa capire il suo valore. È difficilissimo da superare nell’uno contro uno e nel calcio moderno se sei bravo nei duelli conta molto. Nasce difensore centrale ma nel corso della carriera ha saputo adattarsi anche in altri ruoli. Per me è uno dei migliori marcatori della storia del calcio uruguaiano. Forse non è stato sponsorizzato molto, al contrario di altri come Lugano e Godìn”.
Chi non ha avuto un grande impatto in Serie A invece è stato Cristoforo, come mai secondo lei?
“Lo conosco molto bene perché aveva giocato la finale del Mondiale U20 contro la Francia di Pogba. Era uno dei giocatori più importanti di quella generazione insieme a Nico Lopez e Avenatti. Lui è stato sfortunato per una serie di infortuni al Siviglia che gli hanno interrotto il percorso di crescita. Mi aspettavo da lui un percorso diverso da lui perché da giovane si caratterizzava per il grande dinamismo e grande qualità, in stile Barella. Non ha l’intensità che aveva qualche anno fa anche perché non ha avuto molta continuità a livello di club, ma rimane un giocatore interessante”.
A cosa può ambire la Fiorentina in questa stagione?
“È difficile da dire, ma ha tutte le carte in regola per poter arrivare al settimo o all’ottavo posto. Per la qualità e per l’esperienza di quei due o tre giocatori che possono trasmettere serenità ai tanti giovani. È un giusto mix e non si sono posti nessun obiettivo per non creare illusioni. Credo che però se la Fiorentina riuscisse a fare cinque risultati positivi di fila, ecco che potrebbe inserirsi per la lotta all’Europa League. È giusto che la società chieda serenità e calma per far crescere una squadra partita da zero, anche se a Firenze è molto difficile. Inizialmente sono state fatte delle partite bellissime, poi per diverse situazioni sono venuti a mancare dei giocatori importanti e quindi delle certezze: possono essere alibi però non lo sono”.
Di
Mattia Zupo